Le tonnare: un patrimonio da valorizzare

Un’attività complessa, un tempo vitale per alcune contrade costiere, dai risvolti storico territoriali abbastanza profondi, viene così ridotta al suo momento conclusivo, la mattanza, e più o meno inconsciamente identifica con un fatto ludico pseudo-turistico, quasi come il “momento della verità” delle corride iberiche.

Il significato geo-economico della tonnara, e della grande tonnara in special modo, è invece molto più esteso: la fine degli ultimi grandi impianti di questa antica attività marinara costiera simboleggia il processo di estinzione, a volte lento, a volte celere, del mondo mediterraneo, con i suoi sistemi di microeconomie in simbiosi, di splendide sopravvivenze di culture materiali destinate a soccombere nell’impatto della “aspazializzazione” tecnologica e massificante, forse anche per incapacità di rinnovamento.

Le maggiori tonnare del Mediterraneo, delle quali in Val di Mazara esistono esempi eccellenti, sono (o per meglio dire sono stati) qualcosa di più che ingegnose trappole per la cattura di un famoso pesce migrante di antica fama gastronomica. Francesco Carlo d‘Amico, autore all’inizio dell’Ottocento di un interessante trattato sulle tonnare siciliane, parla di “ubertosa pesca”, di “fertilità della pesca”, con palese analogia ai raccolti della terra, al mare costiero percepito come fecondo donatore e moltiplicatore di vita.

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